“Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore…” (Salmo 122). E’ questa la gioia che pervade l’animo di chi varca la soglia della chiesa di Santa Bona a Treviso, dopo il recente restauro dell’interno, che ha restituito all’edificio sacro l’originale aspetto. La chiesa, edificata intorno al 1700, nel corso dei secoli aveva visto spegnersi il suo antico splendore, soffocato da strati di polvere e intonaci.
Il sapiente restauro operato dalla società Nuova Alleanza ha riportato alla luce le superfici originali di pregio e ha ravvivato i colori degli stupendi affreschi, opere del pittore austriaco L. Mayer. Inoltre, ora si possono ammirare in chiesa alcuni preziosi dipinti, prima non visibili, perché bisognosi di restauro.
Ora la Casa del Signore splende di nuova luce e rende piacevole celebrare le liturgie e ritrovarsi in un ambiente in cui la bellezza porta ad elevare l’anima a Dio. La “rinnovata” chiesa verrà consegnata alla comunità domenica 25 novembre alle ore 16. Un pomeriggio in cui i presenti saranno invitati ad ascoltare direttamente dalla voce dei protagonisti, in modo dettagliato, le varie fasi dei lavori effettuati e altre curiosità e “scoperte” riguardo alle opere ora restaurate e valorizzate all’interno della chiesa.
Interverranno il direttore dell’Ufficio diocesano per l’Arte sacra, don Paolo Barbisan, l’architetto Fabio Coracin e il responsabile della società di restauro, Giuseppe Dinetto. Il tutto sarà intervallato da momenti musicali in tema, suonati al prezioso organo dal maestro Marco Favotto.
L’invito è aperto a tutti, parrocchiani e amanti dell’arte e del bello.
Articolo tratto da La vita del popolo, 16-11-2018
Il restauro completato da Nuova Alleanza nel 2018 ha portato a un radicale cambiamento dei paramenti murari interni della chiesa.
L’esigenza primaria che aveva motivato l’intrapresa del restauro della chiesa era di restituire all’ambiente sacro il decoro compromesso da una situazione generale di degrado, particolarmente evidente alle pareti ove i guasti degli intonaci erano diffusi un po’ ovunque. La chiesa è ricca di arredi ed è caratterizzata da un nutrito complesso di dipinti di grande qualità che l’hanno progressivamente impreziosita nel corso del tempo.
Dal punto di vista conservativo, tutte queste opere erano in condizioni precarie e talvolta cattive o pessime. I lavori sono iniziati rimuovendo e portando in laboratorio i dipinti su tela da restaurare. L’intervento che ha caratterizzato maggiormente il restauro 2018 è sicuramente quello dei paramenti murari, cioè degli intonaci alle pareti.
Lo strato di colore delle pareti in molti punti si sfogliava fino a distaccarsi e, specie nella parte inferiore, le malte erano scrostate e decoesionate. L’aspetto generale della chiesa aveva un aspetto piuttosto tetro dovuto al fatto che tutte le superfici erano tinteggiate con materiale sintetico di un colore grigio nocciola abbastanza scuro, reso più cupo dalla sporcizia che si era accumulata col tempo. Attraverso le scrostature di colore si potevano intravvedere altri strati di colore, ed era evidente quindi che l’edificio non si presentava nelle condizioni originarie, ma era il risultato di modifiche e sovrapposizioni che si erano succedute nel tempo.
Le stratigrafie murarie preliminari al restauro hanno individuato al di sotto della tinteggiatura attuale altri due strati principali corrispondenti a momenti fondamentali nella storia dei paramenti murari della chiesa. Al di sotto degli strati soprammessi nel tempo era presente lo strato di finitura originario, databile alla fine del ‘700.
Il restauro, per decisione unanime, è consistito nel recupero delle superfici originarie, sia perché di maggior pregio materico, sia perché senza dubbio più rispondenti alle caratteristiche del complesso architettonico sia infine perché più consone alla sensibilità moderna. Di conseguenza sono stati rimossi tutti gli strati di tinteggiature delle pareti di fondo fino a ritrovare la rasatura di calce della fine del ‘700. La descialbatura è stata eseguita con l’ausilio di una formulazione solvente addensata in gel.
Si è provveduto poi ad applicare una finitura costituita da velature di calce leggermente colorata, lavorata come l’originale fino ad ottenere un equilibrio d’insieme. É stato un lavoro lungo e delicato, basato com’è comprensibile sul gusto ed il senso dell’armonia oltre che sull’abilità e la perizia degli operatori.
I quadri trasportati in laboratorio sono statisottoposti a operazioni di consolidamento e pulitura, caso per caso, riportando alla luce i colori e la brillantezza delle opere, come potete vedere nella galleria di foto sottostante.